Lo spettacolo è ispirato a un poema di Mavlana Rumi, filosofo persiano vissuto nel XIII secolo. Era la storia di una competizione tra cinesi e bizantini, lanciata per determinare quale popolo fosse il migliore nell'arte della pittura. La sfida ebbe luogo nella residenza del sultano in due stanze identiche, poste una di fronte all'altra. I cinesi chiesero al sultano 100 colori per realizzare il loro lavoro, i bizantini invece si limitarono a pulire le pareti dalla ruggine e dallo sporco, fino a renderle chiare come il cielo. Quando i cinesi hanno finito il loro lavoro, erano soddisfatti, anche il sultano era impressionato dalla pittura, ma la sua sorpresa fu maggiore quando scoprì il lavoro dei bizantini. Grazie alla purezza raggiunta sui muri, la pittura dei cinesi si rifletteva nell'opera dei bizantini, con una brillantezza che superava ogni aspettativa. La performance è attivata da un pittore, Mahmoud Saleh Mohammadi, e da una cantante d'opera giapponese, Akiko Kozato: mentre il pittore dipinge la tela, la cantante libera il muro di fronte alla pittura rivelando uno specchio sotto lo sporco. L'idea che muove questo progetto è quella di trasferire in un'azione concreta la filosofia che anima l'opera di Rumi.
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